Kit Aggiornamento Modello 231 – Reati Ambientali (DL 116/2025)
L’uscita del DL 116/2025 (“Terra dei Fuochi”), che ha introdotto nuovi reati ambientali nel catalogo 231, ha generato una corsa da parte di molte aziende e consulenti: “Bisogna rifare il modello 231 da zero”.
❌ Errore.
Aggiornare un modello non significa stravolgerlo, ma integrare correttamente i nuovi rischi con metodo e buon senso.
I 3 errori più comuni che vedo fare ai consulenti
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Riscrivere centinaia di pagine inutilmente
👉 Non serve. La parte generale e i principi restano gli stessi. Bisogna aggiornare solo analisi rischi, protocolli e parte speciale. -
Copiare e incollare procedure standard
👉 Il reato ambientale varia moltissimo da settore a settore (costruzioni ≠ chimica ≠ logistica). Il copia-incolla espone l’azienda a rischi seri in caso di controlli. -
Ignorare il coinvolgimento dell’OdV
👉 Molti aggiornano il modello “a tavolino” senza testare i nuovi protocolli con l’OdV. Così si crea un documento formale, ma non un sistema vivo.
Cosa fare davvero (checklist pratica)
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Aggiornare la mappatura dei rischi inserendo i nuovi reati ambientali.
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Rivedere le procedure già esistenti per capire se coprono anche i nuovi scenari.
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Integrare protocolli specifici (es. gestione rifiuti, rapporti con fornitori di smaltimento, monitoraggi ambientali).
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Formare personale e dirigenti: senza cultura, il modello resta lettera morta.
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Allineare OdV e CdA sulle nuove responsabilità e sugli strumenti di vigilanza.
👉 Aggiornare non vuol dire complicare.
Un modello 231 agile, mirato e “vivo” vale più di un tomo di 500 pagine che nessuno legge.
Il vero compito del consulente 231 è tradurre la novità normativa in strumenti pratici e sostenibili, non in burocrazia.